Maggio 2008 UN BRICIOLO DI SAPIENZA Durante la Santa Messa per il funerale di Stefano, abbiamo deciso, insieme a Don Gianni, di scegliere il brano di Luca di Gesù tra i dottori. L’angoscia di Maria e di Giuseppe per aver perso Gesù ci faceva rivivere le nostre angosce: quelle del primo giorno quando sapemmo che Stefano aveva una malattia terribile, che portava già in sé una possibile profezia di morte. Quelle di questi due anni in cui la chemioterapia e i due trapianti ci portavano dalla disperazione alla speranza continuamente, in un’altalena di sentimenti in cui cercavamo di trovare in Dio un rifugio sicuro e un abbraccio alle nostre lacrime. Quelle dell’ottobre scorso in cui capimmo che Stefano lo avremmo probabilmente irrimediabilmente perso e dovemmo fargli l’ultimo regalo, quelo più faticoso e drammatico: continuare a vivere il quotidiano come se tutto fosse tranquillo e sereno, per non fargli capire niente, affinché potesse essere sicuro che tutto stesse andando per il meglio, che la leucemia era stata finalmente definitivamente superata. Continuare a farlo studiare, a farlo incontrare con gli amici, a farlo partecipare agli incontri in parrocchia con gli amici dell’ ACR, a cui si era tanto legato, a preparargli la colazione come sempre, a vedere i suoi programmi, a comprargli le solite carte di Yughi-yoo, ad accarezzarlo come sempre, a dargli la buonanotte come sempre, a seguire i risultati della Juve come sempre. Che sofferenza terribile: sapere di doverlo perdere forse anche il giorno dopo e nello stesso tempo dovergli far credere che il giorno dopo sarebbe stato assolutamente normale. Mi chiedo chi e che cosa ci abbia dato la forza di andare avanti. Chiedevo al Signore il miracolo, chiedevo di averlo ancora per un giorno, chiedevo di darmi la forza per non tradirmi ( anche da una mia espressione preoccupata Stefano avrebbe potuto capire … era troppo intelligente e conosceva tutto della sua malattia ), chiedevo di sostenere Patrizia, chiedevo di potermi svegliare il giorno dopo come da un brutto sogno … ma era tutto vero purtroppo. Avremmo dato all’istante la nostra vita per salvare la sua, ma era la sua che stavamo per perdere. Chiedevo cose possibile ed impossibili allo stesso tempo; vivevo la forza e la debolezza della mia fede; eravamo accompagnati in questo cammino dalla preghiera, dall’amore, dalla presenza di tante persone, attraverso cui il Signore ci manifestava la sua presenza: non ci siamo sentiti mai soli o abbandonati, anzi sempre sorretti e confortati, accompagnati lungo una strada troppo dura, una strada in cui Stefano ci stava precedendo, come aveva detto profeticamente durante una riunione dell’ ACR il 28 novembre 2007, dieci giorni prima di lasciarci. All’angoscia di Maria e Giuseppe, che finalmente ritrovavano Gesù al tempio, seduto in mezzo ai dottori, stupiti per la sua intelligenza, Gesù stesso rispose “ Perché mi cercavate ? Non sapevate che io mi devo occupare delle cose del Padre mio ? “ che secondo alcuni si potrebbe anche tradurre come “ Devo stare nella casa del Padre mio ? “ Anche Gesù aveva dodici anni come Stefano. Anche Stefano ci ha lasciato dopo averci donato se stesso per questi dodici anni, anche Stefano ci ha lasciato nel primo pomeriggio, dopo aver lanciato un grido. Anche lui è andato nella casa del Padre , che aveva cominciato a frequentare con gioia soprattutto dopo la Prima Comunione. “ Quale uomo può conoscere il volere di Dio. Chi può immaginare cosa vuole il Signore ? “ ( Sapienza 9;13. “ Chi conosce i suoi disegni. Uno solo è il sapiente, molto terribile, seduto sopra il trono “ ( Siracide, 1;6-7 ) Quante volte me lo sono chiesto e me lo chiedo ancora, sempre angosciato per la assenza fisica che rende vuota la mia giornata. Qual’ è il disegno di Dio? Chiedo allo spirito di poter comprendere i suoi disegni che manifestano la sua Sapienza in una realtà così triste, chiedo di poter capire, di poter accettare, di poter continuare a camminare, di poter vivere con dignità il nostro dolore. Chiedo di poter dare un senso a questa tragedia, di poter far nascere un fiore da questo deserto. Chiedo di poter continuare a sorridere con il sorriso di Stefano che non ci lascerà mai, di poter fare qualcosa per altri bambini in difficoltà , come certamente avrebbe fatto lui se fosse diventato grande, di poter essere ironico con la sua ironia, leggero con la sua leggerezza, profondo con la sua profondità . Abbiamo costituito l’ Associazione Amici di Stefano Costantino, abbiamo sperimentato come la sua presenza è viva in mezzo a noi; abbiamo realizzato, grazie allo spirito in cui Stefano ora vive, gli obiettivi che ci eravamo prefissi. Il 22 febbraio 2008 abbiamo tenuto la prima assemblea dell’ associazione. Ad oggi siamo circa 350 soci, ma le adesioni ci continuano ad arrivare quotidianamente ed anche questo lo interpretiamo come un segno. Abbiamo raccolto ad oggi in cassa circa 22.000 euro, grazie alla sensibilità di tutti. Per quanto concerne il progetto internazionale di adozione delle case-famiglia per bambini di strada sita in Shiget in Romania, dopo esserci incontrati il 13 aprile con Padre Vitangelo Denora per meglio definire le modalità di collaborazione, abbiamo devoluto 16.000 euro tramite bonifico bancario in data 17 aprile. Il giorno 30 maggio sette di noi ( io, Patrizia, Beppe Donatone, Antonella Perillo, Franca e Tonia Dadduzio, Antonio Capone ) partiranno per trascorrere qualche giorno con i bambini delle case-famiglia e per conoscere meglio la realtà che ci apprestiamo a sostenere. Mercoledì 9 aprile è stata inaugurata la Cartoleria di Stefano presso la Scuola Media Michelangelo. Per questo abbiamo speso circa 200 euro. E’ un modo per far ricordare Stefano dai suoi compagni di scuola, ma è anche un modo per testimoniare l’importanza che Stefano dava allo studio che potrà forse essere utile. Entro la fine dell’anno scolastico sarà formalizzato il regolamento delle quattro borse di studio a favore di studenti in difficoltà di II e III media Michelangelo. Il preventivo di spesa e di 250 euro per ciascun premio di studio in forma di buono nominativo per cartolibreria. Infine a maggio sono iniziati i lavori di ristrutturazione dei locali del piano interrato della Parrocchia di San Marcello; come detto la sala chiamata ora “ Il covo dell’ ACR “ sarà intitolata a Stefano, servirà come luogo di aggregazione dei ragazzi e per l’ufficio di don Lino, con al suo interno una libreria. Quest’ultima è stata già scelta da don Lino e sarà donata dall’associazione, come pure una parte dei libri che troveranno spazio al suo interno. Spenderemo circa 2000 euro. Già alcuni libri ed audio-libri sono stati acquistati da Massimo Melpignano e da Manuel Virgintino. Uno strumento che stiamo approntando e che sarà pronto entro la fine di maggio è il sito internet dell’associazione: www.amicidistefano.com. Ci stiamo lavorando sopra soprattutto grazie all’infaticabile lavoro di zio Nicola. Permetterà di iscriversi, conterrà un blog, consentirà di accedere al libro “ Un sentiero sterrato che porta alla cima “ in formato pdf, avrà dei links con altre associazioni che si occupano di disagio minorile con le quali stiamo entrando in partenership, e tante altre cose ancora. Vi chiediamo infine di inviarci qualunque suggerimento riteniate possa essere utile per la nostra associazione: se avete in mente qualche iniziativa che possa essere intrapresa, se ci sono delle situazioni di disagio di cui siete a conoscenza e che ritenete possano essere affrontate, se pensate che ci siano degli aspetti che abbiamo tralasciato, fatecelo sapere: ne saremo felicissimo. In tutto ciò vivo in un triste entusiasmo: triste perché tutto è nato dalla perdita di Stefano, e non c’è dolore più grande che perdere un figlio; entusiasmo perché vogliamo con tutte le nostre forze e con l’aiuto di Dio che da questa tragedia nasca un progetto di speranza e si cerchi un briciolo di Sapienza per cercare di capire, di affidarci, di continuare ad amare. Vi stringo tutti in un grande abbraccio  Elio con Patrizia, Alessandra, zio Nicola, nonna Silvana, zio Fabio, zia Ilia, Antonio Capone. GRAZIE  Non è facile dire a parole la sofferenza che prova una mamma che perde un figlio a dodici anni. Non so neanche se si possa parlare di sofferenza di madre o di padre dando una connotazione femminile o maschile al dolore. C’è chi dice che perdere un figlio è un dolore che non ha eguali. Ma cosa è più doloroso e chi soffre di più? Io davvero non lo so. Si può misurare il dolore? Davanti a tanta sofferenza nel mondo, ho sempre pensato, e lo penso ancora, che ciascuno ha la sua, e che ciascuno la sente come la più pesante di tutte. L’unica differenza sta nel credere o meno che Tu, Padre, esisti davvero, anche se sei invisibile ai nostri occhi, e il tuo disegno è vivere eternamente con noi, tuoi figli, in gioia e in pace, e che il male, qualsiasi esso sia, non lo hai creato Tu. Ho costantemente sentito la Tua presenza nel mio cuore e su ogni strada che ho percorso: sei stato Tu la mia forza nei momenti di stanchezza. Tue le parole di speranza che cancellavano i pensieri bui della notte, a Te ho gridato il mio dolore. Di Te gli parlavo, perche sapevo che solo Tu sei pace, speranza e forza nel cuore. A Te ho chiesto di intervenire con la Tua onnipotenza affinché la leucemia fosse sconfitta, coinvolgendo nella preghiera chiunque volesse farlo, anche il fratello che chiedeva di lavare i vetri al semaforo. Tutti, perché il grido fosse più forte. …e il Tuo silenzio appariva sempre più profondo, e nel silenzio a volte con rabbia, a volte nel pianto, ma mai disperata, Ti ho chiesto perché ... Perché per alcuni intervieni, i miracoli li fai ancora, e per altri no… Cosa vuol dire per Te, allora, essere giusto ? Certamente non lo merito… Ma non sei Tu che Ti sei fatto carne sei venuto a cercarci cosi come siamo, peccatori? Forse ci sono situazioni in cui Tu, che conosci i nostri cuori e sei più intimo a noi di noi stessi, scegli di intervenire concretamente ed e altre in cui scegli di spogliarti della Tua Onnipotenza. E di stare lì, fermo, soffrendo in silenzio, fiducioso nei Tuoi figli, a guardare cosa viene fuori da tanto dolore, da sofferenze atroci e morte che non hai creato e non hai risparmiato neanche a Tuo Figlio. Il Tuo silenzio era un no. Hai detto no anche a Lui, il Tuo figlio più bello e più grande nell’amore; hai detto no anche a quella Madre, serva fedele, e Madre ineguagliabile, che, penso, anche lei Ti avrà chiesto il miracolo incessantemente. Ci sono momenti in cui mi sembra quasi di afferrare quel perché… Quanto piccola è questa nostra mente che crede di poterTi contenere! Forse il tuo obbiettivo di Padre per noi è sempre stato portarci, costi quel che costi, alla salvezza, alla vita eterna. Forse il Tuo star fermo, il Tuo lasciarci nella sofferenza più nera, quella nostra e dei nostri cari, ancora più dura da accettare, è la potatura necessaria per spogliarci di tutto, e riportarci, nudi, alla nostra piccolezza, e bastonare il nostro delirio di falsa onnipotenza in cui colui che ci ha procurato quel male ci fa cadere in mille modi, rendendoci complici, spesso inconsapevoli, ma comunque complici di innumerevoli situazioni di morte. La sofferenza ci rende nudi, inermi davanti a Te che nel silenzio, sottovoce, torni a chiederci “ Mi ami ancora ?” E non una ma tante volte. Proprio mentre ti stiamo chiedendo con rabbia perché, Tu, timidamente, sottovoce rifai quella domanda che hai fatto a Pietro.  “Mi ami tu?” E accetti solo le richieste più utili al tuo scopo, darci la vita eterna, perché è vero che il Tuo Spirito geme in noi e ci fa chiedere … Padre aumenta la mia fede… Padre donami la forza… Padre fa che io ti lodi anche adesso che… Padre sia fatta la Tua volontà … …e la fede arriva, e la serenità arriva… e la lode arriva… e, …. se ti basta la vita eterna, …non arriva il miracolo… Non Ti importa di essere amato per la Tua Onnipotenza, e sai bene che ricevuto il miracolo siamo capaci di non tornare neanche indietro a dirti grazie. Non è il miracolo la salvezza, la vita eterna. Il miracolo è la soluzione per qualche anno ancora insieme. Ma Tu per noi vuoi di più : la vita eterna per tutti. La morte è un attimo. La vita in Te è eterna. Per tutti. Forse è questa la Tua giustizia. … e non mi sembra poco. Ci accontenteremmo di molto meno. Tu vuoi essere amato e non usato. Tu sei l’Onnipotente. Tu sei l’Onnipotente, ma non te ne importa niente di esserlo se questo non serve a darci la vita eterna. L’unica salvezza eterna, gioia e pace eterna è abbandonarci sin d’ora a Te, stringendo i denti, da dignitosi protagonisti e non adolescenti immaturi che cercano la soddisfazione immediata di un bisogno sacrosanto, ma troppo poco rispetto a quello che hai preparato per noi. Tu vuoi essere sempre e per sempre nella nostra vita, perché Tu sei il solo di cui si possa dire che la vita non è vita senza di Te. Mi hai detto no. Questa è la Tua libertà di Padre. E la nostra libertà di figli sta nel decidere di amarTi ancora per quello che sei, o perderci e arrenderci al turbine degli eventi e alla prossima sofferenza che, ancora non vediamo, ma è lì che ci aspetta e ci è stata preparata, e non da Te. Illusione è credere che questa sia l’ultima, illusione è che capiti tutto a noi… Nessuno, guardiamoci bene intorno, ne è esente, e nessuno può sfuggire… Anche chi sembra che abbia tanti soldi e si goda la vita… Sfuggire è illusione. E godersi la vita è indurire la faccia e gioire e amare quello che ci viene ancora donato da Te, per il tempo che Tu vuoi, ancora quaggiù, e poi lassù per sempre. Con Te sin d’ora, con Te per sempre. “Mi ami tu, ancora?” Signore, io non posso dire di amarTi perché mi conosco e so quanto valgono le mie parole, ma posso dire Ti voglio bene ancora, anche se Stefano ormai è da qualche altra parte e in qualche altro modo che al momento non posso e non mi interessa di sapere, e io non potrò vederlo per un po’. So che lui ora sta bene e starà bene per sempre. E’ quello che desideravo da sempre. E’ quello per cui in questi anni ho moltiplicato e moltiplicherò i miei sforzi per legare i Tuoi figli a Te, Te che sei la nostra pace e la nostra gioia eterna. Grazie perché so che hai pianto per Stefano quando stava male, grazie perché piangi con me quando piango perché lui non è più qui, grazie per la serenità e la pace che infondi nel mio cuore quando te la chiedo, grazie perché, quando mi allontano da te, mi lasci sola, “libera” di   pagare le conseguenze dei miei errori, ma sei sempre lì, pronto ad abbracciarmi quando, ferita, decido di tornare, qualsiasi sia l’errore che ho fatto, duro e tenero come un padre, fermo in ciò che è buono, ma pronto a ricominciare ad amarmi e ad avere fiducia in me con un solo obiettivo, costi quel che costi, la mia vita eterna. Donami Padre di amarTi sempre di più, per la meraviglia che sei, di amare sempre di più la Tua libertà di essere quello che sei e vuoi essere per noi, così come Tu ami la nostra piccolezza e la nostra libertà di essere ciò che vogliamo… Donami di amarti come Tu vuoi che io Ti ami … ho paura a dirlo, …costi quel che costi. Anche se spesso cambio strada come Giona, e mi agito a vuoto, io quella vita eterna la voglio davvero, per me e per tutti quelli che ho incontrato e incontrerò sulla mia strada…. donami un cuore docile che sappia distinguere la Tua voce, donami una volontà ferrea che desideri e persegua solo ciò che Tu vuoi perché solo Tu conosci il vero bene. Grazie, Stefano, perché sono stati 12 anni bellissimi. Quello che sarà posso solo immaginarlo, ma non importa. Chiedo scusa se ho generato ancora qualche lacrima. Volevo ringraziare tutti coloro che ci sono stati vicina nel cammino. Volevo balbettare un tentativo di risposta perché nessuno smetta mai per nessun motivo di amare quel Padre così grande che la nostra mente non può contenere, anche se non ci ha concesso quel miracolo che abbiamo tanto desiderato e per cui abbiamo tanto pregato insieme. Stefano è già arrivato, adesso tocca a noi continuare il cammino con la sua stessa gioia di vivere, la spensieratezza e la gioia dei bambini, ma anche con la consapevolezza di uomini maturi, protagonisti nel cammino verso la salvezza eterna, nella misura in cui saremo servi docili capaci di essere solo mani, piedi, voce, occhi di Dio, mai dimentichi della nostra fragilità , che ci allontana dal Padre se non preghiamo.  Patrizia |
ALLORA Allora … in un tempo assai lunge felice fui molto;non ora: ma quanta dolcezza mi giunge da tanta dolcezza di allora!  Quello anno! per anni che poi fuggirono, che fuggiranno, non puoi, mio pensiero, non puoi, portare con te, che quell’anno ! Un giorno fu quello, che è senza compagno, che è senza ritorno; la vita fu vana parvenza sì prima sì dopo quel giorno! Un punto ! … così passeggero, che invero passò non raggiunto; ma bello così, che molto ero felice, felice, quel punto ! di Giovanni Pascoli |